Vi è qualcosa nella materia delle esperienze mistiche che richiede segretezza, come se l’archetipo dietro agli eventi, alle immagini, che stanno avendo luogo avesse bisogno di una certa tensione per essere adempito.
Ciò che succede segretamente, oltre le scene, rende possibile l’esistenza dell’esperienza quando il sipario si apre e le luci si accendono. Questo rivelare le immagini, che rappresentano lo studio di un’artista, in tal caso Federica Orsini, significa riaffrontare il tema della metafisica nella terra dove la luce si fa visibile e inafferrabile, la terra della martire Lucia.
Tutte le cose possono trapassare nel nulla, manifestazioni ed eventi destinati a svanire, con l’unica opportunità di restare vittima di emozioni, di inviti metafisici, della curiosità in ogni sua forma.
Ciò che rimane quando tutto scade dal tempo è il volto delle cose così come si presentano, apparentemenre immutevoli; la stessa scienza deve avere un fondamento filosofico e lo trova nella metafisica, cioè in una visione del mondo che dà sostanza ai principi delle scienze, sorrette dalle persone.
Io conservo, di Salvatore, un ricordo vecchio mezzo secolo e più. È il ricordo di un pomeriggio d’estate nel suo primo poverissimo atelier di paese, a Comiso, dove entrambi siamo nati. Su un tavolo s’ammucchiavano libri che sfogliai con mani bambine: un Viaggio in Spagna, illustrato dal Doré; un Paolo Uccello, un Piero della Francesca…doveva esserci una ragione se si trovavano lì…