Ci vorrebbe uno scrittore, per trasmettere il fascino e insieme l’energia di un processo di trasformazione di un luogo; ci vorrebbe un narratore, per restituire l’emozione di un luogo che torna ad essere vissuto, un edificio, un monumento senza tradirne le molteplici valenze culturali, storiche e sociali. Parte da questo pensiero l’esperienza di Palazzo Beneventano, a Lentini, giunta a due anni e mezzo di custodia ed apertura “per vocazione”.
Abbiamo fatto l’Italia. Ora si tratta di fare gli italiani.
Esordisce così il politico italiano Massimo d’Azeglio dinanzi alla neonata unificazione dell’Italia nel 1861.
Citazione all’apparenza scontata, ma che reca con sé grande significato.
Non era sufficiente l’essere riusciti ad aggregare sotto un’unica bandiera diversi territori, adesso “bisognava” creare un’identità nazionale, intesa come consapevolezza di unità, da caratteristiche comuni quali la lingua, le memorie e la religione.